Seminario "La psicologia nell'emergenza"
Seminario per gli operatori del soccorso organizzato dall'Associazione Pompieri Senza Frontiere, dall'Associazione "Psicologi per i Popoli" e dal Comando Provinciale dei VVF di Torino
16 febbraio 2011 Sala Conferenze Comando Provinciale VVF Torino Corso Regina Margherita, 330 Negli ultimi decenni si sta assistendo ad un crescente interesse nei confronti delle reazioni allo stress dei soccorritori ed in particolare dei disturbi post-traumatici a cui possono andare incontro. Sebbene solitamente l'operatore in emergenza sviluppi una soglia di tolleranza abbastanza elevata nei confronti di situazioni che, occasionalmente o cronicamente, possono mettere a repentaglio il suo equilibrio psicologico, nondimeno il rischio di essere seriamente coinvolto nelle esperienze traumatiche delle persone che soccorre (traumatizzazione vicaria) deve essere tenuto in seria considerazione. Erroneamente si tende a ritenere che il soccorritore sia sempre in grado di fronteggiare e superare l'impatto con qualsiasi evento traumatico, senza nessuna conseguenza sul piano psichico. Questo convincimento in molti casi porta il soccorritore a negare il proprio disagio impedendogli di prenderne atto, esprimerlo, chiedere aiuto, ecc. L'assoluta negatività di un atteggiamento di questo genere si evidenzia nella sua pienezza considerando che può comportare la totale assenza di risposta al disagio, allo stress e alle problematiche del personale di soccorso, di per sé importantissime, e nessuna attenzione alle ricadute che questo può avere sulla qualità della prestazione del singolo e dell'equipe. (M. Cusano e M. Giannantonio - Psicologia Emergenza) Ormai è universalmente riconosciuto che gli operatori impegnati nelle cosiddette “professioni di aiuto” sono esposti più di altri ad una notevole dose di stress, e che ognuno di loro reagisce a questo in modo diverso, in base al ruolo ricoperto e alle caratteristiche specifiche del gruppo di appartenenza. Tra gli operatori che lavorano in un contesto di emergenza che maggiormente risultano esposti a stress post-traumatico, i Vigili del Fuoco fanno parte a pieno titolo delle “helping professions”. Bruno Bettelheim ha scritto a proposito delle situazioni estreme, nella sua opera “Comportamento individuale e di gruppo in situazioni estreme” all’interno del Journal of Abnormal Psychology: “È quando veniamo improvvisamente catapultati in un insieme di condizioni in cui i meccanismi adattativi ed i valori di un tempo non sono più validi, ed anzi alcuni di essi possono addirittura mettere in pericolo la vita che avevano lo scopo di proteggere. Ci troviamo allora, per così dire, spogliati di tutto il nostro sistema difensivo e scaraventati di nuovo sul fondo, e per risalire dobbiamo costruirci un nuovo insieme di comportamenti, valori e modi di vivere adatti alla nuova situazione”. I Vigili del Fuoco vogliono parlare delle proprie esperienze professionali vissute in situazioni di coinvolgimento emotivo, anche estremo, per confrontarsi con altri operatori dell’emergenza e condividere le medesime emozioni. Gli operai morti nell’incendio della Thyssenkrupp, la tragedia del Cinema Statuto, il Sisma de l’Aquila, gli infortuni di operai, l’incendio del Carcere delle “Vallette”, lo scoppio di Via Ventotene a Roma. Il vigile del fuoco non ha altra scelta che andare avanti nonostante l’orrore che gli si presenta. Non può fuggire perché è lui che deve risolvere il problema. E il vigile del fuoco non sa piangere! |